
f _ Gulbarga (India), Moschea del Venerdì, 1367 (id.).


g, h _ Gerusalemme, Moschea di Omar, 689-691 pianta e sezione assonometrica
Lettura pubblicata in
L'IDEA DELLA FORMA
Letture di arcane coincidenze e saperi esoterici
Saggi
2017
Amaszon.it
Barnes & Noble
Lulu
anche in eBook
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Appendice ad Architettura e Psiche / sintesi
Lo sviluppo orizzontale dell'organismo strutturale e figurativo della Grande Moschea, sotteso dall'equivalenza delle campate longitudinali e trasversali,
ancor più è connotato dalla fruibilità visiva di una spazialità diagonale - ombreggiata e luminosa, cromatica e decorativa - suggerita dalla percezione delle
arcate ogivali sovrapposte in un caleidoscopico movimento ondeggiante, ritmato e sinuoso.
Sintesi tra conoscenza, creatività e fede, tale concezione ed esperienza dello spazio è manifestazione di contenuti e valori - esoterici, mistici, filosofici
o kabbalistici - dai quali l'Arte e la Cultura dell'Islam traggono la loro identità.
Per L'Islam, come per le altre civiltà, la vita è simbolo, metafora, parabola (oltre, è indizio, miracolo, segno e manifestazione di Dio).
Il simbolo adombra l'essenza dell'umanità, il suo mondo interiore, la sua aspirazione a penetrare e rappresentare con le arti, i numeri, la geometria,
ciò che è pensabile e immaginabile oltre le soglie della percezione, oltre i limiti delle superstizioni e della magia, verso l'iniziazione e l'illuminazione.
Per i mussulmani il numero, la scienza dei numeri, la geometria, sono oggetto specifico di speculazione simbolica. Numeri e matrici
geometriche anche complesse stabiliscono corrispondenze tra microcosmo e macrocosmo, tra individuo ed universo; così come la poesia è considerata fondamento dell'Arte.
Ispiratori e maestri ne sono i Sufi: mistici, poeti e artisti che specie con l'arte della decorazione - geometrica, vegetale, calligrafica - ne esprimono forme e contenuti
letterali e religiosi in modalità visive che ne evocano una evoluzione simbolica e spirituale.
Ritmo, poesia, luce, colore, parola (come verbo e come suono), intrecciati in arabeschi geometrici e replicati in simmetrie sofisticate e affascinanti, sono dunque un tutt'uno con i
caratteri tipologici e morfologici di una architettura dalle matrici matematiche cristalline, indipendenti dalle grandezze e dai materiali, immersa in una
armonia cromatica avvolgente e serena.
Masse murarie, superfici piane, coperture e catini di cupole, intradossi, rosoni e soffitti, portici e gli stessi batocchi delle porte - così come i minareti e le torri -
sono decorati con materiali e disegni preziosi, tutti oggetto di ricerche figurative ammirevoli e di esecuzioni che sfidano l'inconcepibile. Fantasia, immaginazione e
doti intuitive che rasentano la prefigurazione della geometra dei frattali, ne sono matrice e guida; e l'apporto di una comunità religiosa e politica dalle
dimensioni pluricontinemtali ne sono un supporto che rafforza il senso della comunità religiosa e il suo ruolo di guida civile.
Materiali e tecniche dell'architettura e delle decorazioni si dispiegano senza soluzione di continuità come un tutt'uno organico e polifonico.
I graniti delle colonne e degli archi ogivali, i porfidi, le pietre e gli stucchi, i soffitti lignei, le pavimentazioni a mosaico, la ceramica policroma,
il legno intarsiato, il vetro con mosaici argento ed oro (come sorgente e filtro di luci e colori) si passano la voce e si integrano come in una partitura corale
dettata da una mistica sentita e gioiosa.
...
Lo zero metafisico (simbolo dell'imperscrutabile, il Dio invisibile e immoto), l'uno (la cui Volontà), il due (fa sorgere l'Intelligenza), il tre (che si manifesta nell'Anima),
il quattro (e nella Natura), gli altri numeri notevoli e le figure geometriche fondamentali, il Macro e il Microcosmo sono tutti imperneati sul valore e sul senso dell'Unità e,
di seguito, dei suoi derivati.
...
In modo del tutto diverso dalla Moschea di Omar, 689-691, (impianto centrale, isotropo),
le figure dispiegate nella Mezqiuita per l'intera superficie della sua rappresentazione piana (orizzontale, proiettata in tutte le direzioni del mondo terreno) esprimono
in modo compiuto e appagante la proiezione nel creato dell'Archetipo della Totalità.
Ne fa eccezione, al termine della navata maggiore (quella centrale nella mezquita della prima fase, poi prolungata), il Mihrab, punto ultimo e solenne di devozione.
Vertice funzionale e simbolico di tutto l'organismo, e preordinata meta devozionale di credenti e pellegrini, il Mihrab è preceduto e preparato (in modo scenografico,
emotivo, simbolico e mistico) dal complesso trionfale del maqsura. In particolare, dalla Capilla de la Villaciniosa, la cui cupola a costoloni è ottenuta dall'intersezione
- a 90° ed a 45° - di coppie di nervature, con articolazioni spaziali e preziosità decorative inventive e affascinanti.
A quel punto, al termine di proiezioni strutturali, figurative e semantiche - e tra cromatismi, luminosità e lucentezze già dissolventi lo spazio - una cupola ottagonale regolare,
ottenuta dalla duplice intersezione di otto archi costolati (con al centro una conchiglia ad otto lobi regolari), meraviglia per il nitore figurativo di una geometria tridimensionale
complessa, criptica, vivace, sfuggente. L'effetto dell'insieme (degli elementi compositivi e decorativi) è quello, preordinato, di una spazialità trasfigurata che dissolva le sensazioni
in intuizioni psicologiche e i processi intellettivi in visioni dello spirito.
Alla base di questo spazio di assoluta creatività e bellezza, una porta a scala umana, mirabile e preziosa (quasi una miniatura di quelle esterne),
guida infine lo sguardo verso la nicchia, cuore della mezquita e simbolo della rivelazione.
Il metodo è quello - creativo e simbolico - della cultura, dell'arte (delle arti), dell'architettura, della decorazione.
Il ruolo è quello dell'ottagono regolare con copertura a volta, che prelude al Paradiso.
Il senso è quello, mistico, della rivelazione della trascendenza, approdo estremo degli archetipi del Sé e della Totalità verso la più problematica proiezione esogena/endogena della psiche,
il bisogno/la ricerca di perfezione, da cui l'archetipo della Divinità.
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