ARCHITETTURA E PSICHE Altre analisi e letture
2009 / 2014
_ Architettura e Psiche / scheda
_ Piero della Francesca, Pala Brera
_ Roma Sistina, affresco vaticano
_ Roma, Santa Costanza
_ Gerusalemme, Moschea di Omar,
Cupola della Roccia
_ Gerusalemme, Muro del Pianto
_ Gerusalemme, Santo Sepolcro
_ Cordoba, Moschea, Mezquita
_ Andria, Castel del Monte
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Questa pagina ha origine da una e.mail ricevuta nel settembre 2011, con note critiche lusinghiere nei confronti di "Architettura e psiche" e riserve, garbate ma trasparenti, sull'immagine scelta per la copertina.
Per le riflessioni che ne sono seguite, il testo sottostante riproduce nella struttura e nei contenuti le considerazioni maturate nel rispondere al gentile interlocutore, al quale resto cordialmente grato per l'interesse e l'organicità dei problemi posti in luce, oltre che per gli auguri.
Annunciata dal 2011, la redazione della pagina è stata più volte sospesa per la difficoltà di tener conto della vasta letteratura seguita ai saggi di Venturi, Longhi, Berenson ed altri.
Testi e grafici rappresentano pertanto un consapevole approccio marginale ad una esperienza destinata a rientrare nei limiti posti dalla corrispondenza con il mio interlocutore.
Gentile Signor R. S.,
riscontri come il Suo solleticano la considerazione di sé; danno senso
allo studio, spronano a perseverare. Tuttavia, con l'energia che viene
meno e la memoria che si sperde per remoti sentieri, anche la volontà
scema, e il lavoro si tramuta da piacere a dispetto, per altro che si
vorrebbe fare. Le sono comunque grato dell'interesse per "Architettura
e Psiche" e per le lusinghiere, critiche parole.
Come ogni manifestazione creativa, autentica, con identità propria e
tendenzialmente assoluta - l'architettura sorge dall'anima. La sola
memoria dei suoi caratteri resta un rifugio della mente; una domus
virtuale che distrae dalle asprezze del presente e dall'angoscia del
dopo.
L'architettura è una sfida al mistero. Al mistero di un senso che
sfugge e del quale tuttavia non si può fare a meno; tanto da non poter
non ricorrere ad una immagine della perfezione e della permanenza; o
se vuole di Dio, la cui concezione resta tuttavia, a mio parere, una
esigenza sedimentata dal profondo, una elaborazione compensativa
dell'inconscio fluttuante fino alle soglie della coscienza.
Da anni in pensione, leggo, scrivo, cerco di pubblicare.
"Architettura e Psiche" è del 2008. I saggi che vi sono raccolti sono in
gran parte, o quasi del tutto, di decenni prima. Nel complesso
testimoniano della passione e della solitudine di una docenza, non
meno sofferta del tirocinio, dispersivo e privo di senso, imposto
troppo spesso alla generalità degli studenti. Le nostre università
restano, infatti, tra le istituzioni più manchevoli e responsabili dei
disastri di questo paese, e delle sue miserevoli prospettive civili.
L'assenza di senso dello spazio nel quale si deve pur vivere, e la
rumorosa volgarità delle sue immagini, - manifestazione comune delle
urbanizzazioni delle nostre città e dei nostri territori, quanto meno
dal dopoguerra, - ne sono infine una dimostrazione.
La complessità della ricerca ha origine dal coinvolgimento in una
realtà da avvicinare e osservare innanzi tutto entro di me, con un
processo di individuazione e liberazione interno ad un preteso studio
su eventi (associati alla progettazione) solo per ipotesi supposti
come esogeni e reali; poi, dai coinvolgimenti molteplici di una
disciplina - l'architettura - protesa tra cielo e terra e, prima
ancora, per più aspetti ignota.
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Dopo quel libro, ho inserito in
www.valtervannelli.it schede di letture
particolari, con dati, analisi, schemi e immagini di supporto. La
prima scheda è sull'immagine della copertina del libro in oggetto [1],
quella che Lei teme essere il frutto di una scelta occasionale. Dopo
di quella, un po'per volta ne ho inserite altre, sulla selezione delle
quali sarebbe lungo indagare. Nell'insieme, possono apparire
occasionali, e un Suo parere in merito spero mi sia di aiuto.
Non credo nel caso. Mi sostengo sulla ragione e confido
nell'intuizione. Sono convinto che le istanze che ci premono
rispondano (anche se non sempre del tutto comprensibili o davvero
ragionevoli) a un disegno d'insieme; a una figura che assume
significato per gradi, come tasselli di una realtà complessa, che alla
coscienza a prima vista resta difficile avvicinare; ma che tuttavia,
in una condizione di affidamento e di confidenza, la complessità della
psiche è in grado di elaborare e di suggerire al punto da darne un
bagliore fino alle soglie della coscienza.
Ne sono convinto, se non altro per esperienza; anche se tutto questo
non è dimostrabile, o tale non appare.
...
Più volte, a Venezia, Ravenna, Firenze, Roma, Palermo - e dai paesi
dell'Est europeo alla Spagna - mi sono sorpreso delle relazioni e
commistioni tra civiltà diverse; e della prolificità di quegli
apporti. In breve, il Brunelleschi e Piero della Francesca ne
riflettono al meglio l'interpretazione culturale in quello che a noi
appare come l'aurea felice dell'umanesimo e della rinascenza del/nel
mondo cattolico e occidentale, già da prima della vigilia
dell'occupazione di Bisanzio da parte degli ottomani.
La Flagellazione e la Sacra Conversazione ne compongono e ne sposano in
modo essenziale contenuti e riferimenti storici, religiosi e
culturali. Strutture ed elementi figurativi sono quelli ideali e razionali -
geometrici, prospettici, modulari, aurei e matematici - di un mondo alle
soglie di una riscoperta della centralità dell'uomo, e di una
conoscenza supportata anche da scoperte e invenzioni.
Le immagini sono quelle storiche di una realtà civile e religiosa, interpretata in una
sintesi figurativa infine densamente esoterica, rivolta ad
interpretazioni elitarie e colte, dalla coscienza critica già urbana, laica e
moderna.
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_ Nella prima [La Flagellazione, [1444?-74], il soggetto è dato dall'incontro nella stessa
composizione tra due mondi distanti e fino allora avversi; tra quello
orientale al suo declino e quello occidentale, secolare e cattolico,
alle soglie di rivendicazioni di rinnovamento e riforma. L'evento è
rappresentato in un quadro che dispone i contenuti in un rapporto
aureo. Spazi e tempi dialogano con riferimenti allegorici, complessi e
incrociati. Sullo sfondo della sezione quadrata una flagellazione di
Cristo richiama ad un nuovo sacrificio della Chiesa. Tuttavia, i
riferimenti più raffinati e nascosti sono rivolti (a destra e in primo
piano) all'iniziazione di un giovane scalzo, vestito con semplicità e
cinto di alloro (il Ficino? [2]). Essi esprimono il risveglio del
pensiero neoplatonico mediato dal mondo arabo e bizantino in un
luminoso ambiente già razionale e albertiano; un risveglio al quale
l'autore e il suo mondo di corti colte e raffinate, in nome di un
umanesimo filosofico e laico infine risorto, propongono di affidare i destini,
anche storici e profani, di una Chiesa da rifondare.
_ Nell'altra [Pala Brera, 1472-74], (poi proposta in lettura sul sito, per prima, a
seguito della copertina), la realtà civile è sposata a quella mistica
della natività, nel caso mitica e divina. Si è al cospetto di un
programma di rinnovamento epocale, in un progetto dalla struttura
prospettica e centrale più semplice e stringata del precedente, mirata
a portare luce diretta sulle potenzialità civili e inespresse
dell'umanesimo; e al cospetto di elementi storici e culturali che,
nella forma essenziale dell'uovo archetipo della vita - ed al suo
intorno, Piero della Francesca struttura e sintetizza nei nuovi codici
figurativi della rappresentazione, in una composizione anche
architettonica per la quale dati storici, culturali e di costume (di
nuovo diacronici e sincronici) convergono in un simbolo tanto denso di
significati, quanto irriducibilmente ermetico e dalle origini
alchemiche le più mediate e remote.
Nella scheda messa in rete -
Pala di Brera, o Sacra Conversazione - solo alcune di queste tracce si ritrovano
in parole o immagini corrispondenti; ma le più sono state scartate, a
vantaggio di didascalie meno discutibili, o meno interdisciplinari, e
di analisi grafiche riprese con altre letture. C'è il timore di
sbagliare [3]; e la convinzione che al desiderio di avvicinarsi a
contenuti e processi tanto soggettivi è bene si accompagni l'impulso,
infine libero, di corrispondere con disposizioni e volontà non meno
individuali e determinate.
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L'Es, l'inconscio, 'pensa' in modo simbolico. Formatomi sulle pagine di
Jung, sull'autorealizzazione del Sé nel processo interiore di
crescita, non potrei dire in modo diverso; anche se quel 'pensa', in
luogo di 'elabora' o di 'manifesta', ritengo non sia da attribuire a
Groddeck, quanto alla traduzione del suo testo.
In breve, ho bisogno di credere di non esistere per caso; di non
suppormi un accidentale insieme di particelle assemblate, atto a
generare azioni e retroazioni senza alcun fine compiuto, in un tempo
qualunque e per luoghi occasionali. La mente, la coscienza,
l'inconscio non me lo consentono; e la loro compagnia, anche quando
turbolenta, non mi appare più ossessiva e insonne della beata
insulsaggine di quanti, estroversi, si immedesimano nella realtà
oggettiva, o fidando nella sola ragione evitano di guardarsi dentro,
al punto di credere di non sognare.
Confido nell'unità della persona e in ogni sua parte, e nella memoria,
fin da quella nascosta, e vado per la mia strada; con timore e tra
sbagli, ma a volte anche compiaciuto e sorridendo di me.
Mi farebbe piacere sentirLa di nuovo. In ogni caso, La ringrazio per
avermi spronato a non rallentare troppo; a non abbandonare.
V V
Roma, settembre 2011
[1] Una prima tiratura del libro riporta per errore una immagine
ridotta rispetto a quella da ma scelta e poi definitivamente
applicata. La prima esalta l'uovo nella conchiglia. L'altra il suo
rapporto con lo spazio architettonico; ossia, per me, con la storia.
[2] Se si trattasse davvero del Ficino, l'opera sarebbe abbastanza
tarda.
[3] A mio parere, il simbolismo dell'uovo di Dalì è freudiano, dalle
origini riferibili ad una concezione per lo più materiale delle
manifestazioni dell'esistenza. Ben altro il senso interno all'ipotesi
di speranza di rinascita che Kubrick ripropone con il feto astrale di
2001 Odissea nello Spazio, al termine di una discesa agli Inferi; anche se quel tornare
ad essere appare soltanto una tappa; un passo nell'evoluzione di un
destino ignoto. (Vale notare come l'accelerazione frattalica e
computerizzata di quella discesa riverberi processi psicologici già
propri della tradizione; dalle sculture e pitture murali delle
cattedrali gotiche, e dalle selve e dai sorprendenti percorsi anche
interiori dei mostri e della casa inclinata di Bomarzo, fino ad
alcune strutture espositive e ad altri orrori dei nostri giorni).
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Per immagini e argomenti correlati, dell'autore, si veda
Architettura e Psiche
_ Introspezione sulle immagini permanenti e sui caratteri fondamentali del progetto.
Ed. Kappa, Roma 2008.
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